La diffusione della coltivazione dell’ulivo nella provincia imperiese viene attribuita dagli storici all’opera dei monaci benedettini, che fondarono un monastero sulle alture di Taggia.

Da questa zona essi stimolarono la coltivazione dell’ulivo introducendo una nuova cultivar: detta taggiasca. Cercarono di introdurre un varietà che potesse adattarsi meglio al territorio, che essendo limitato necessitava di piante caratterizzate da una buona vigorìa che permetteva loro di svilupparsi in altezza per svariati metri; al contrario le moderne pratiche agronomiche hanno spinto verso un abbassamento delle suddette, per poterne gestire al meglio la cura.

La pianta ha un portamento pendulo dei rami fruttiferi e una chioma di media densità. Le foglie sono piuttosto larghe e di un colore verde lucente; le olive prodotte hanno un peso medio di 2 g circa e una resa in olio che può anche superare il 24%.

La pianta si è adattata bene al clima del territorio e la si può trovare anche ad altitudini piuttosto elevate, addirittura superiori ai 600 m s.l.m. Il pregio della cultivar è quello di avere una duplice attitudine: dalla pianta si ricavano infatti un olio pregiato e un’ottima oliva da mensa. L’olio è apprezzato a livello mondiale per la sua particolare delicatezza e il suo equilibrio. L’oliva da mensa si è affermata nelle cucine dei grandi chef, essendo adatta a molteplici preparazioni culinarie.

Pompeiana ha un territorio vocato all’agricoltura, in quanto gode di un’ottima esposizione al sole e di un terreno fertile adatto allo sviluppo dell’ulivo. Fin da tempi remoti, sono stati quindi collocati a dimora uliveti che caratterizzano ancora oggi il paesaggio.